Bambini della ndrangheta allontanati dalla famiglia: la storia di Luca

I fiancheggiatori dei genitori alienanti che con monotona ripetitività gridano “la PAS non esiste” hanno un unico argomento: sostengono che è impossibile manipolare un figlio perché “i bambini non sono programmabili come videoregistratori“._69186723_manifestazionendrangheta

Tuttavia se spostiamo il fuoco dell’attenzione a vicende diverse da quelle della separazione dei genitori scopriamo che il fatto che i minori siano manipolabili è ovunque dato per scontato. Non c’è nessuno che si sogna di sostenere come i negazionisti dell’alienazione parentale che non sarebbe “scientificamente dimostrato perché non riportato nel catalogo delle malattie psichiatriche“.

E’ scontato ovviamente per i bambini soldato in paesi sottosviluppati. Ma senza andare tanto lontano anche in Italia abbiamo situazione in cui la manipolabilità psicologica dei minori è ben nota. Talmente nota che le autorità procedono ad allontanarli dal loro ambiente familiare per salvarli da un destino che altrimenti sarebbe segnato. E, guarda a caso, il protocollo di intervento adottato dai Tribunali dei Minori è straordinariamente somigliante a quello suggerito dagli psicologi che hanno studiato l’alienazione parentale: trasferire il minore vittima di manipolazione in un luogo protetto e con l’ausilio di personale specializzato provare a cambiare il suo atteggiamento. Nella convinzione che questo atteggiamento sia determinato dall’ambiente, ovvero – in altre parole – che il minore sia psicologicamente manipolato, plasmato dall’ambiente, e che – nel suo interesse – vada messo fine a questa manipolazione. Continua a leggere

Il folle terrorista di Oslo da bambino doveva essere affidato al padre

folleUn libro pubblicato recentemente descrive l’infanzia del terrorista Anders Breivik autore del massacro di Oslo. La paranoia del killer solitario sarebbe stata determinata da una educazione dominata dalla figura della madre, depressa ed emotivamente instabile.

Un rapporto psichiatrico nel 1983 consigliava ai giudici di allontanare il minore dalla madre. Il padre nel 1983 ne chiese inutilmente l’affido. I giudici non se la sentirono di prendere una decisione e il minore restò affidato alla madre, descritta nel rapporto come paranoica e disturbata, con un rapporto simbiotico con il figlio. “Lo teneva vicino nel letto di notte mentre di giorno gli diceva che avrebbe voluto vederlo morto; descriveva suo figlio come una potenziale minaccia per le donne“.

Appena divenuto adoloscente il ragazzino cominciò a rifiutarsi di vedere il padre, che poi si allontanò dalla Norvegia stabilendosi in Francia.

Nonostante da anni non avesse più contatti con il figlio la polizia perquisì l’abitazione del padre in Francia il giorno successivo all’attentato.

Fonti:

  1. Il libro: A Norwegian Tragedy: Anders Behring Breivik and the Massacre on Utøya
  2. What Made Anders Behring Breivik a Mass Killer in Norway?  – http://www.thedailybeast.com

“Alienazione genitoriale” – Convegno 14-15 novembre 2013 a Milano

nuovo_divorzioDipartimento di Psicologia, Università Milano-Bicocca Auditorium edificio U12, via Vizzola n° 5 

giovedì 14 novembre 2013

Ore 14.00 registrazione partecipanti

ore 14.30 Lectio magistralis:
Gustavo Sergio presidente tribunale dei minori di Napoli L’attuazione dei provvedimenti di tutela giurisdizionale dei diritti relazionali dei bambini alla luce della giurisprudenza della Corte Europea dei diritti umani

Discussant: Francesca Neri ordinario Neuropsichiatria infantile, Università Milano-Bicocca; Antonello Martinez, avvocato proRettore LUdeS, Lugano Continua a leggere

Bimbo conteso: chi vince detta le condizioni?


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Dopo che la Cassazione ha annullato la sentenza della Corte d’Appello che affidava il bambino al padre, la contropare può considerarsi vincitrice.

Almeno così sembra  perchè secondo quanto riferisce il Corriere del Veneto “la donna lancia un avvertimento all’ex marito: «Si tornerà al vecchio regime. Il padre potrà vedere Leo solo all’interno di incontri protetti, alla presenza degli assistenti sociali, ai quali spetterà anche il compito di fissare gli appuntamenti»”
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Gli specialisti: «L’alienazione parentale è un disturbo relazionale»

Gli specialisti: «L’alienazione parentale è un disturbo relazionale»

L’alienazione parentale rappresenta «un fattore di importante rischio evolutivo per l’instaurarsi di diversi disturbi di interesse psicopatologico». Lo afferma, dopo le polemiche per la consulenza psichiatrica che ha portato all’allontanamento da scuola del bimbo di Cittadella, un documento psicoforense sull’alienazione genitoriale redatto da un gruppo di 25 tra psicologici giuridici, psichiatri forensi e docenti universitari. Tra questi, oltre al consulente coinvolto nella vicenda, Rubens De Nicola, figurano esperti come Ugo Sabatello e Maria Malagoli Togliatti.
I firmatari del documento evidenziano che, pur essendo fuorviante un dibattito sull’esistenza o meno della Pas, è però certo che il fenomeno non corrisponde ad alcuna sindrome clinica; perciò andrebbe rinominata semplicemente come «alienazione parentale», termine con il quale – sostengono – sarà introdotta nell’elenco dei «disturbi relazionali». Vi contribuiscono – sostiene il gruppo di esperti – tre soggetti: il genitore ’alienante, quello ’alienato e il figlio, ciascuno con le proprie responsabilità e il proprio contributo, che può variare di caso in caso. In ogni caso, secondo i 25 firmatari del documento, «sebbene essa non determini necessariamente un’ evoluzione psicopatologica in età adulta, ne è spesso l’anticamere».
Per questo – concludono – «non è in discussione la necessità di intervenire, sul piano psicosociale e giudiziario, allorquando si realizzi l’esclusione immotivata di una genitore dalla vita di un figlio, non legata a comportamenti realmente maltrattanti o trasduranti da parte del genitore stesso». Gli psicologici e psichiatri forensi auspicano infine una riforma dell’esecuzione civile di questi provvedimenti «che preveda forme peculiari per i minori, in modo che siano realizzate da soggetti esperti e secondo modalità adeguate».

Fonte: Il Mattino di Padova

Il testo completo del documento: Continua a leggere

Simonetta Matone sul bambino allontanato dalla madre

Simonetta Matone sul bambino allontanato dalla madre

Rtl 102.5 Radio: Torniamo al caso del bambino di Cittadella lo facciamo con un ospite che ci fa molto piacere avere, cioè la dottoressa Simonetta Matone, magistrato ed ex magistrato minorile. Questa mattina abbiamo chiesto agli ascoltatori di Rtl 102.5 se è stato giusto mandare in onda le immagini legate al video del bambino trascinato con la forza dalla polizia in borghese. Lei, non da magistrato, ma da mamma, da donna, come la pensa, lei lo avrebbe mandato in onda?

Simonetta Matone: Da una parte bisogna porsi dalla parte del bambino e non è stato giusto mandarlo perché sono immagini decisamente sconvolgenti. Dall’altra, l’unico effetto positivo di questa storia è che finalmente le persone, la gente, comincerà a pensare a quello che è l’universo della giustizia minorile, che però anche in questo frangente viene – come posso dire – viene ad essere affrontato in maniera secondo me un po’ isterica, molto emotiva, molto molto superficiale. Le immagini sono orrende, ma c’è da chiedersi, per arrivare a quello, che cosa è accaduto fino a quel momento? Allora, io per 17 anni ho fatto il Pubblico Ministero presso il Tribunale dei Minorenni di Roma e ho visto casi di questo genere, cioè di madri che negano l’accesso ai figli da parte dei padri in una maniera pervicace, ostinata e soprattutto delinquenziale. Quando tu arrivi a negare l’esistenza di un padre, o di una madre – perché viceversa accade anche dall’altra parte – impedendo a quel bambino di avere alcun tipo di contatto inducendo nel bambino il terrore dell’altro genitore, convincendo il bambino o la bambina del fatto di avere a che fare con un delinquente e privando quindi quel bambino della possibilità di avere un genitore. Guardi che questo accade nei Tribunali per i Minorenni e nei Tribunali Civili tutti i giorni che Dio manda in terra. Quindi io non sto parlando di un caso estremo, sto parlando di casi che sono a migliaia. Quanti di voi avranno visto proteste, genitori che si incatenano per i figli… Proprio l’altro giorno mi ha chiamato un tale Fieramonti di Latina il quale non ha accesso al figlio da anni senza che le forze dell’ordine eseguano alcun provvedimento perché… Perché ci si pone una mano sulla coscienza e si dice: “Posso mai far portare via un bambino in questo modo?”. A volte sono gli stessi genitori a chiedere di non eseguire i provvedimenti in questo modo. Però, però… io conosco decine, centinaia di casi di genitori che hanno perso i figli perché non si è eseguito un provvedimento. Allora, invece di gridare allo scandalo – ed è giusto farlo, perché quel bambino non andava portato via in quel modo – domandiamoci fino a quale punto si è arrivati per arrivare a quello. Qual’è la sfida che queste madri e padri sciagurati fanno alle istituzioni. Cioè.. Questi si vedono notificare un provvedimento che dice “devi consentire i contatti tra tuo figlio e il tuo ex marito la tua ex moglie” e se ne fregano perché hanno la garanzia dell’impunità. E la garanzia dell’impunità qual’è? Che non si possono eseguire i provvedimenti in questo modo. Continua a leggere

Sorelle riaffidate al padre – Sottrazione internazionale e alienazione genitoriale

Sorelle riaffidate al padre – Sottrazione internazionale e alienazione genitoriale

I genitori di quattro bambine, madre australiana e padre italiano,  si erano separati in Italia nel 2007.  Nel 2010 la donna senza il consenso dall’ex marito era partita  dall’Italia con le figlie per andare a vivere in Australia, in violazione della Convenzione dell’Aia che vieta il trasferimento all’estero dei minori senza il consenso dell’altro genitore.

Nell’ottobre 2012, dopo una lunghissima vicenda giudiziaria durata due anni, il giudice australiano Colin Forest ha stabilito che il tribunale è obbligato dalla Convenzione dell’Aia a far tornare le bambine in Italia, perché annullare l’ordine già emesso non sarebbe equo verso altre famiglie che hanno ottemperato alla convenzione.

Ma dopo due anni di contesa giudiziaria sull’affido, accompagnata dal solito insieme confuso di accuse di violenza nei confronti del padre, le figlie rifiutavano categoricamente di tornare a vivere con il padre in Italia. Le due maggiori ormai adolescenti presentavano i segni di una alienazione genitoriale. Ciò nonostante le autorità Australiane hanno proceduto al rimpatrio delle minori, con modalità che hanno visto l’uso della forza pubblica e una copertura mediatica eccezionale in Australia e anche in Italia. Il quotidiano La Repubblica ha dedicato un articolo alla triste vicenda in cui ha stigmatizzato il modo con cui si è proceduto a dare esecuzione alle decisioni del giudice. Altre fonti di stampa, in Italia e anche in Australia, hanno sottolineato come il comportamento tenuto dalla famiglia materna sia la vera causa degli eventi traumatici a cui sono state sottoposte le minori. Continua a leggere